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mostrando qui a noi com al suo regno
salir si debba per etterna pace,
lasciando ogni altro sollecito ingegno;
e con la industria sua ancor ne face 10
di grazia più che ne mostra l fuggire
da fiumi stigii ove ogni ben si tace;
e come qui, poposto ogni disire
de ben fallaci, si debbia virtute,
per ben di sé, da ciaschedun seguire. 15
Per costei le province hanno salute
reggono i re, e a casi emergenti
riparo dan le sue leggi dovute.
Costei cortese tututti i viventi
con alta voce chiama alli suoi doni, 20
sol che chiamati al prender sien ferventi.
Costei l antiche e nuove condizioni
Letteratura italiana Einaudi 54
Giovanni Boccaccio - Comedia delle ninfe fiorentine
con occhio chiaro memora e discerne
e le future con giuste ragioni.
Costei ancor con le bellezze etterne 25
del viso suo più bello a riguardare
che altra vista mai fra le superne,
co suoi effetti si sforza a purgare
ciascuna nebbia delli cor mondani,
sol che l turbato la lasci operare, 30
rendendo quinci gl intelletti sani
così a beni perpetui focosi
come eran prima ad acquistare i vani;
e fa i suoi fra gli altri gloriosi,
piacevoli, gentili e ben parlanti, 35
solleciti, benigni e graziosi.
Oh quanto son cotali effetti santi,
e come sé tra gli altri esser beati
si posson dir di quelli i disianti,
ben che sien pochi, e molti gli abbagliati. 40
[XX]
L udite voci e i ferventi amori, la mira bellezza e l an-
gelico suono con nota mai più da lui non sentita, ciascu-
na per sé e tutte insieme oltre modo d ammirazione
riempiono Ameto, il quale fra sé disiderava d esser Af-
fron, lui sopra tutti gli altri amanti felicissimo reputan-
do. E dice che molti meno prieghi a tirare lui bisognati
sarieno, anzi più tosto, s elli credesse che gli giovasse,
porgerebbe alla ninfa de suoi. Ella nel suo avvento gli
piacea molto; ma ora vie più gli piace e giudica in se me-
desimo, se possibile fosse dal cuore disciogliere il piace-
re di Lisia, che egli il faria per servire a Mopsa: ma ciò
non sente fattibile. Ma non per tanto, con quella forza
che puote, riceve con Lia insieme la bella donna, e dove
in prima passionato per una, ora per due si sente trafig-
Letteratura italiana Einaudi 55
Giovanni Boccaccio - Comedia delle ninfe fiorentine
gere. E quinci levato il viso e volto un cerchio, lodate le
parole e la canzone dell ubidiente donna, essamina a cui
il secondo mandato imponga. E ad una che allato alla
prima di sanguigno vestita sedea, disse:
O giovane, a voi ora di seguitare s appartiene.
Quella con atto vezzoso, bassata un poco la fronte e per
vergogna arrossata, disse sé apparecchiata ad ubidire; e
quinci con voce più espedita così cominciò a narrare:
[XXI]
In quelle parti le quali Alfeo, non lento fiume, da al-
te grotte disceso, bagna con le sue onde, quasi nel mez-
zo tra l suo nascimento e la fine, nacque il padre mio. Il
quale, ancora che quivi plebeio fosse, agli ozii de nobili
si dispuose, lasciando la sollicitudine del padre di lui,
stata ne servigi di Minerva continuo. Egli d una ninfa di
Corito, garrula quale le figlie di Piero, questi luoghi co-
lente, sopra le pulite onde a noi vicine m ingenerò e alle
naiade de vicini luoghi mi diede a nutricare. E non mol-
to spazio dopo il mio nascimento passò che egli al cielo
quello che qui n avea rendeo interamente. Ma io, non
seguente i canestri né le lane della santa dea, alla quale il
mio avolo era stato subietto, né gli ozii del mio padre né
le loquaci maniere della mia madre, a portare i vendi-
chevoli archi di Latona e a seguire lei ne miei puerili an-
ni mi diedi. E già conosciute avea l operate vendette da
lei contro la superbia di Niobe, quando essa ne cori del-
la figliuola mi mescolò a servirla; alla quale io piacqui
tanto che più ch altra vergine lei seguente m amò e con
sollicito studio mi fece dotta delle sue arti. Ma essendo
io non molto men grande che io mi sia e già da marito
parevole, la mia madre un giorno con cotali parole mi
prese: «Emilia, cara figliuola e unica agli anni miei, la-
scia i presi studi, e Giunone, a cui la tua forma non ri-
Letteratura italiana Einaudi 56
Giovanni Boccaccio - Comedia delle ninfe fiorentine
chiesta matrimonio richiede, di servir ti disponi. Tu dei
a me nepoti sì come io dovea alla mia madre. Li quali
spero che concedenteliti Lucina, ti loderai d avere segui-
to il mio consiglio; dal quale cessandoti, di necessità di
me perderesti l amore».
La cui volontà conoscendo io, prima alla mia dea cer-
cato perdono e conosciutola di ciò consenziente nel mo-
vimento benigno della sua imagine, a mia madre risposi
me presta a matrimonii essere, ma non a lasciare Diana
per altra dea, dove da lei rifiutata non fossi. Consentì a
questo la lieta madre e, trovato uno giovane secondo il
suo cuore, il cui nome grazioso mi piacque, a lui per
isposa mi diede. Alla casa di cui essendo io menata e git-
tati copiosamente sopra il mio capo i doni di Cerere e
fattemi torre tre frondi della ghirlanda d Imeneo, testi-
monio della mia verginità e festevole dimorante alle mie
nozze, e entrata con le accese tede nella camera del no-
vello sposo, le quali credetti che più lieta mano portasse
che non portò, e la gran pompa de festanti giovani e le
varie maniere degli strumenti ausonici essultarono. Lieta
tra l altre giovani, contenta mi potea dire se Giunone,
de nostri matrimonii congiugnitrice, non avesse la ma-
no ritratta con isconci accidenti dalle nostre fortune; la
quale non dubito che più benivola a noi stata sarebbe se
a suoi doni avessi voluta la mia bellezza prestare, la-
sciando Diana, la cui benivolenzia, a me mostrata ne
giovani anni, mai non misi in oblio; e ancora che per li
celebrati matrimonii del suo coro degna non fossi di se-
guitarla, già mai non lasciai né da lei mi fu donato con-
gedo come a Calisto, con tutto che una volta gravante
come quella apparissi nelle sue fonti, con maschia pro-
genie poi dal peso diliberandomi.
Non m era dunque altra deità nota del cielo, quando,
non ha ancora gran tempo, visitando io li templi della
nostra città, e questo massimamente dove oggi i solenni
sacrificii abbiamo celebrati, ornata come sono al presen- [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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mostrando qui a noi com al suo regno
salir si debba per etterna pace,
lasciando ogni altro sollecito ingegno;
e con la industria sua ancor ne face 10
di grazia più che ne mostra l fuggire
da fiumi stigii ove ogni ben si tace;
e come qui, poposto ogni disire
de ben fallaci, si debbia virtute,
per ben di sé, da ciaschedun seguire. 15
Per costei le province hanno salute
reggono i re, e a casi emergenti
riparo dan le sue leggi dovute.
Costei cortese tututti i viventi
con alta voce chiama alli suoi doni, 20
sol che chiamati al prender sien ferventi.
Costei l antiche e nuove condizioni
Letteratura italiana Einaudi 54
Giovanni Boccaccio - Comedia delle ninfe fiorentine
con occhio chiaro memora e discerne
e le future con giuste ragioni.
Costei ancor con le bellezze etterne 25
del viso suo più bello a riguardare
che altra vista mai fra le superne,
co suoi effetti si sforza a purgare
ciascuna nebbia delli cor mondani,
sol che l turbato la lasci operare, 30
rendendo quinci gl intelletti sani
così a beni perpetui focosi
come eran prima ad acquistare i vani;
e fa i suoi fra gli altri gloriosi,
piacevoli, gentili e ben parlanti, 35
solleciti, benigni e graziosi.
Oh quanto son cotali effetti santi,
e come sé tra gli altri esser beati
si posson dir di quelli i disianti,
ben che sien pochi, e molti gli abbagliati. 40
[XX]
L udite voci e i ferventi amori, la mira bellezza e l an-
gelico suono con nota mai più da lui non sentita, ciascu-
na per sé e tutte insieme oltre modo d ammirazione
riempiono Ameto, il quale fra sé disiderava d esser Af-
fron, lui sopra tutti gli altri amanti felicissimo reputan-
do. E dice che molti meno prieghi a tirare lui bisognati
sarieno, anzi più tosto, s elli credesse che gli giovasse,
porgerebbe alla ninfa de suoi. Ella nel suo avvento gli
piacea molto; ma ora vie più gli piace e giudica in se me-
desimo, se possibile fosse dal cuore disciogliere il piace-
re di Lisia, che egli il faria per servire a Mopsa: ma ciò
non sente fattibile. Ma non per tanto, con quella forza
che puote, riceve con Lia insieme la bella donna, e dove
in prima passionato per una, ora per due si sente trafig-
Letteratura italiana Einaudi 55
Giovanni Boccaccio - Comedia delle ninfe fiorentine
gere. E quinci levato il viso e volto un cerchio, lodate le
parole e la canzone dell ubidiente donna, essamina a cui
il secondo mandato imponga. E ad una che allato alla
prima di sanguigno vestita sedea, disse:
O giovane, a voi ora di seguitare s appartiene.
Quella con atto vezzoso, bassata un poco la fronte e per
vergogna arrossata, disse sé apparecchiata ad ubidire; e
quinci con voce più espedita così cominciò a narrare:
[XXI]
In quelle parti le quali Alfeo, non lento fiume, da al-
te grotte disceso, bagna con le sue onde, quasi nel mez-
zo tra l suo nascimento e la fine, nacque il padre mio. Il
quale, ancora che quivi plebeio fosse, agli ozii de nobili
si dispuose, lasciando la sollicitudine del padre di lui,
stata ne servigi di Minerva continuo. Egli d una ninfa di
Corito, garrula quale le figlie di Piero, questi luoghi co-
lente, sopra le pulite onde a noi vicine m ingenerò e alle
naiade de vicini luoghi mi diede a nutricare. E non mol-
to spazio dopo il mio nascimento passò che egli al cielo
quello che qui n avea rendeo interamente. Ma io, non
seguente i canestri né le lane della santa dea, alla quale il
mio avolo era stato subietto, né gli ozii del mio padre né
le loquaci maniere della mia madre, a portare i vendi-
chevoli archi di Latona e a seguire lei ne miei puerili an-
ni mi diedi. E già conosciute avea l operate vendette da
lei contro la superbia di Niobe, quando essa ne cori del-
la figliuola mi mescolò a servirla; alla quale io piacqui
tanto che più ch altra vergine lei seguente m amò e con
sollicito studio mi fece dotta delle sue arti. Ma essendo
io non molto men grande che io mi sia e già da marito
parevole, la mia madre un giorno con cotali parole mi
prese: «Emilia, cara figliuola e unica agli anni miei, la-
scia i presi studi, e Giunone, a cui la tua forma non ri-
Letteratura italiana Einaudi 56
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chiesta matrimonio richiede, di servir ti disponi. Tu dei
a me nepoti sì come io dovea alla mia madre. Li quali
spero che concedenteliti Lucina, ti loderai d avere segui-
to il mio consiglio; dal quale cessandoti, di necessità di
me perderesti l amore».
La cui volontà conoscendo io, prima alla mia dea cer-
cato perdono e conosciutola di ciò consenziente nel mo-
vimento benigno della sua imagine, a mia madre risposi
me presta a matrimonii essere, ma non a lasciare Diana
per altra dea, dove da lei rifiutata non fossi. Consentì a
questo la lieta madre e, trovato uno giovane secondo il
suo cuore, il cui nome grazioso mi piacque, a lui per
isposa mi diede. Alla casa di cui essendo io menata e git-
tati copiosamente sopra il mio capo i doni di Cerere e
fattemi torre tre frondi della ghirlanda d Imeneo, testi-
monio della mia verginità e festevole dimorante alle mie
nozze, e entrata con le accese tede nella camera del no-
vello sposo, le quali credetti che più lieta mano portasse
che non portò, e la gran pompa de festanti giovani e le
varie maniere degli strumenti ausonici essultarono. Lieta
tra l altre giovani, contenta mi potea dire se Giunone,
de nostri matrimonii congiugnitrice, non avesse la ma-
no ritratta con isconci accidenti dalle nostre fortune; la
quale non dubito che più benivola a noi stata sarebbe se
a suoi doni avessi voluta la mia bellezza prestare, la-
sciando Diana, la cui benivolenzia, a me mostrata ne
giovani anni, mai non misi in oblio; e ancora che per li
celebrati matrimonii del suo coro degna non fossi di se-
guitarla, già mai non lasciai né da lei mi fu donato con-
gedo come a Calisto, con tutto che una volta gravante
come quella apparissi nelle sue fonti, con maschia pro-
genie poi dal peso diliberandomi.
Non m era dunque altra deità nota del cielo, quando,
non ha ancora gran tempo, visitando io li templi della
nostra città, e questo massimamente dove oggi i solenni
sacrificii abbiamo celebrati, ornata come sono al presen- [ Pobierz całość w formacie PDF ]