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una mano sulla spalla. «Non c è altro, vero? Non hai dimenticato di dirmi nulla?»
La ragazza arrossì e ribatté di nuovo in tono irritato: «Ti sembra che possa fare una
cosa del genere?»
«Allora va bene.» Le rivolse un sorriso tranquillo. «Sarà meglio che ci
muoviamo.»
Chiuse la porta e insieme montarono sulla Mini Cooper ferma davanti alla casa.
La palude intorno all estuario del fiume, a Grimsdyke, era un luogo solitario e
selvaggio dove si alternavano stagni d acqua salata, pantani ed estese barriere di
canne chiare più alte di un uomo. Fin dalle epoche più lontane, gli uomini romani,
sassoni, danesi, normanni vi avevano messo piede, per un motivo o per l altro.
Adesso era soltanto un luogo di spettri, un mondo ostile abitato soprattutto da uccelli:
chiurli, pivieri, e colombacci che scendevano a sud dalla Siberia per svernare negli
acquitrini.
Attraversarono il villaggio, un posticino abbastanza simpatico. Trenta, quaranta
case, un garage, un pub, e se l erano già lasciato alle spalle. I nuvoloni che il vento
spingeva dal mare oltre le paludi rovesciavano torrenti di pioggia.
«Ottocento metri dopo il villaggio, a destra.» Jenny lanciò una breve occhiata a
Fallon. «Così ha detto il prete.»
«Dovrebbero essere qui.»
La ragazza lasciò la carrozzabile e s inoltrò su un sentiero non più largo di un
carro, soltanto una pista d erba leggermente rialzata. Sotto la pioggia fitta, si
scorgevano, sia a sinistra sia a destra della vettura, chilometri di vegetazione lacustre
avvolta da un tenue mobile velo di foschia.
Fallon abbassò il finestrino dalla sua parte e si riempì i polmoni di pungente aria
salmastra. «Che meraviglia.»
«Mi piaceva tanto venirci da bambina; per me non c era posto più bello. Un mondo
completamente diverso, rispetto alla città.»
Man mano che si avvicinavano all estuario, la foschia sembrava addensarsi sempre
più intorno a loro; poi, giunti su un altura, videro una costruzione evidentemente la
Mill House far capolino fra un ciuffo d alberi, un centinaio di metri più a sud del
punto dove si trovavano.
Fallon le appoggiò una mano sul braccio e Jenny frenò. «Che c è?»
«Proseguiamo a piedi.»
«Dobbiamo proprio?»
«Se ho imparato qualcosa dalla vita è che non bisogna mai dar nulla per scontato.»
La ragazza si strinse nelle spalle, ma scese ugualmente dall auto senza ribattere.
Fallon abbandonò il sentiero e s inoltrò in un boschetto di abeti procedendo con
qualche difficoltà verso il mulino che s intravedeva tra gli alberi.
Si accovacciò dietro un cespuglio, tirando Jenny vicino a sé, ed esaminò
attentamente il posto. Vide una torre di pietra a tre piani, aperta in alto; alla base, su
un lato, si trovava una costruzione di legno, apparentemente un magazzino, che
sembrava in condizioni migliori del resto. Un filo di fumo saliva da un comignolo
metallico.
Dall altra parte c era una gigantesca ruota a pale che girava tra gemiti e scricchiolii
sinistri, trascinata dal tumultuoso corso d acqua in piena.
«Non vedo la giardinetta» sussurrò Fallon.
«Sarà dentro, no?» ribatté Jenny; quindi soggiunse spazientita. «Ma deciditi, santo
Cielo! Ci vai o no? Mi sto bagnando tutta.»
Sembrava in collera e tuttavia la mano sinistra le tremava. «Va avanti tu» suggerì
Fallon. «Se tutto va bene, mi chiami.»
Lo guardò con un lampo di sorpresa negli occhi, poi scrollò le spalle, si alzò e uscì
all aperto. La seguì con lo sguardo fino alla costruzione di legno. Jenny si voltò una
volta verso di lui, poi spinse i due grandi battenti ed entrò.
Un attimo dopo ricomparve e gridò. «Tutto a posto, puoi venire.»
Fallon indugiò un momento, poi con un gesto di rassegnazione uscì nello spiazzo,
il viso atteggiato a un sorriso forzato. Quando fu a quattro o cinque metri dalla porta
Jenny disse: «Sono dentro» e sparì all interno.
La seguì senza esitare. Il capannone puzzava di fieno vecchio e di topi. Un carretto
decrepito era abbandonato in un angolo e un largo soppalco correva intorno ai lati del
magazzino, cui davano luce alcune finestrelle tonde e senza vetri. In un altro angolo
c era una stufa di ferro accesa.
Nessun segno invece di padre da Costa o di Anna... non che Fallon si fosse
veramente aspettato di vederli. C era solo Jenny in piedi vicino a un lettino di ferro
nel quale giaceva una bambina bionda, con una copertina addosso, che pareva
addormentata.
«Scusami, Martin» disse, e il suo viso tradiva una pena genuina «non ho avuto
scelta.»
«Guarda su, Fallon» chiamò una voce.
Fallon alzò gli occhi e vide Donner, che imbracciava un fucile Armalite, sull orlo
del soppalco. Rupert, vicino a lui, aveva un fucile a canne mozze, e Harry, il barista
del Bull and Bell, comparve sul lato opposto con una rivoltella in mano.
Donner alzò un pochino la canna dell Armalite. «Ho sentito dire che un confetto di
questi ti passa da una parte all altra come ridere e uscendo si porta via un bel pezzo di
ciccia, quindi ti consiglio di stare molto fermo.»
«Oh, fermissimo» gli assicurò Fallon senza ironia. E tirò su le mani.
Harry scese dal soppalco per primo. Aveva una faccia da far spavento, con l occhio
sinistro completamente chiuso e un lato del viso gonfio e tumefatto. Si fermò a un
paio di metri di distanza, tenendo la pistola puntata su Fallon mentre anche Rupert
veniva giù. Quando furono entrambi piazzati, Donner abbassò l Armalite e li
raggiunse.
«Mai fidarsi di una donna, cocco» cominciò Rupert con un sorrisetto beffardo.
«Pensavo che l avessi imparato. Sono puttane sleali, tutte quante. Vanno con la luna.
Io per esempio...»
Donner gli allungò una pedata in una gamba. «Chiudi il becco e frugalo. La berta
l avrà nella tasca destra.»
Rupert trovò subito la Ceska e la busta con il denaro. Donner ci guardò dentro e
fischiò tra i denti.
«Quanto?» domandò.
«Duemila» rispose Fallon.
Donner sogghignò. «Dev essere quello che si dice un dono del Cielo.» Intascò la
busta e Rupert cominciò a far scorrere le mani sul corpo di Fallon. «Splendido»
sussurrò languidamente. «Un capriccetto con te me lo farei» e gli diede un buffetto
sulla guancia.
Fallon gli fece quasi perdere l equilibrio con una manata sul petto. «Toccami
ancora e ti spezzo il collo.»
Gli occhi scintillanti, Rupert riprese il fucile e abbassò il cane. «Uh, sentilo, il
maschione. Ma possiamo rimediare subito.»
Donner gli mollò un altro calcio, questa volta nel sedere. «Maledetta puttana
idiota, che cavolo stai facendo? Vuoi rovinare tutto, proprio adesso?» Gli diede uno
spintone. «Va a fare un po di tè. Sei buono solo a quello.» [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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una mano sulla spalla. «Non c è altro, vero? Non hai dimenticato di dirmi nulla?»
La ragazza arrossì e ribatté di nuovo in tono irritato: «Ti sembra che possa fare una
cosa del genere?»
«Allora va bene.» Le rivolse un sorriso tranquillo. «Sarà meglio che ci
muoviamo.»
Chiuse la porta e insieme montarono sulla Mini Cooper ferma davanti alla casa.
La palude intorno all estuario del fiume, a Grimsdyke, era un luogo solitario e
selvaggio dove si alternavano stagni d acqua salata, pantani ed estese barriere di
canne chiare più alte di un uomo. Fin dalle epoche più lontane, gli uomini romani,
sassoni, danesi, normanni vi avevano messo piede, per un motivo o per l altro.
Adesso era soltanto un luogo di spettri, un mondo ostile abitato soprattutto da uccelli:
chiurli, pivieri, e colombacci che scendevano a sud dalla Siberia per svernare negli
acquitrini.
Attraversarono il villaggio, un posticino abbastanza simpatico. Trenta, quaranta
case, un garage, un pub, e se l erano già lasciato alle spalle. I nuvoloni che il vento
spingeva dal mare oltre le paludi rovesciavano torrenti di pioggia.
«Ottocento metri dopo il villaggio, a destra.» Jenny lanciò una breve occhiata a
Fallon. «Così ha detto il prete.»
«Dovrebbero essere qui.»
La ragazza lasciò la carrozzabile e s inoltrò su un sentiero non più largo di un
carro, soltanto una pista d erba leggermente rialzata. Sotto la pioggia fitta, si
scorgevano, sia a sinistra sia a destra della vettura, chilometri di vegetazione lacustre
avvolta da un tenue mobile velo di foschia.
Fallon abbassò il finestrino dalla sua parte e si riempì i polmoni di pungente aria
salmastra. «Che meraviglia.»
«Mi piaceva tanto venirci da bambina; per me non c era posto più bello. Un mondo
completamente diverso, rispetto alla città.»
Man mano che si avvicinavano all estuario, la foschia sembrava addensarsi sempre
più intorno a loro; poi, giunti su un altura, videro una costruzione evidentemente la
Mill House far capolino fra un ciuffo d alberi, un centinaio di metri più a sud del
punto dove si trovavano.
Fallon le appoggiò una mano sul braccio e Jenny frenò. «Che c è?»
«Proseguiamo a piedi.»
«Dobbiamo proprio?»
«Se ho imparato qualcosa dalla vita è che non bisogna mai dar nulla per scontato.»
La ragazza si strinse nelle spalle, ma scese ugualmente dall auto senza ribattere.
Fallon abbandonò il sentiero e s inoltrò in un boschetto di abeti procedendo con
qualche difficoltà verso il mulino che s intravedeva tra gli alberi.
Si accovacciò dietro un cespuglio, tirando Jenny vicino a sé, ed esaminò
attentamente il posto. Vide una torre di pietra a tre piani, aperta in alto; alla base, su
un lato, si trovava una costruzione di legno, apparentemente un magazzino, che
sembrava in condizioni migliori del resto. Un filo di fumo saliva da un comignolo
metallico.
Dall altra parte c era una gigantesca ruota a pale che girava tra gemiti e scricchiolii
sinistri, trascinata dal tumultuoso corso d acqua in piena.
«Non vedo la giardinetta» sussurrò Fallon.
«Sarà dentro, no?» ribatté Jenny; quindi soggiunse spazientita. «Ma deciditi, santo
Cielo! Ci vai o no? Mi sto bagnando tutta.»
Sembrava in collera e tuttavia la mano sinistra le tremava. «Va avanti tu» suggerì
Fallon. «Se tutto va bene, mi chiami.»
Lo guardò con un lampo di sorpresa negli occhi, poi scrollò le spalle, si alzò e uscì
all aperto. La seguì con lo sguardo fino alla costruzione di legno. Jenny si voltò una
volta verso di lui, poi spinse i due grandi battenti ed entrò.
Un attimo dopo ricomparve e gridò. «Tutto a posto, puoi venire.»
Fallon indugiò un momento, poi con un gesto di rassegnazione uscì nello spiazzo,
il viso atteggiato a un sorriso forzato. Quando fu a quattro o cinque metri dalla porta
Jenny disse: «Sono dentro» e sparì all interno.
La seguì senza esitare. Il capannone puzzava di fieno vecchio e di topi. Un carretto
decrepito era abbandonato in un angolo e un largo soppalco correva intorno ai lati del
magazzino, cui davano luce alcune finestrelle tonde e senza vetri. In un altro angolo
c era una stufa di ferro accesa.
Nessun segno invece di padre da Costa o di Anna... non che Fallon si fosse
veramente aspettato di vederli. C era solo Jenny in piedi vicino a un lettino di ferro
nel quale giaceva una bambina bionda, con una copertina addosso, che pareva
addormentata.
«Scusami, Martin» disse, e il suo viso tradiva una pena genuina «non ho avuto
scelta.»
«Guarda su, Fallon» chiamò una voce.
Fallon alzò gli occhi e vide Donner, che imbracciava un fucile Armalite, sull orlo
del soppalco. Rupert, vicino a lui, aveva un fucile a canne mozze, e Harry, il barista
del Bull and Bell, comparve sul lato opposto con una rivoltella in mano.
Donner alzò un pochino la canna dell Armalite. «Ho sentito dire che un confetto di
questi ti passa da una parte all altra come ridere e uscendo si porta via un bel pezzo di
ciccia, quindi ti consiglio di stare molto fermo.»
«Oh, fermissimo» gli assicurò Fallon senza ironia. E tirò su le mani.
Harry scese dal soppalco per primo. Aveva una faccia da far spavento, con l occhio
sinistro completamente chiuso e un lato del viso gonfio e tumefatto. Si fermò a un
paio di metri di distanza, tenendo la pistola puntata su Fallon mentre anche Rupert
veniva giù. Quando furono entrambi piazzati, Donner abbassò l Armalite e li
raggiunse.
«Mai fidarsi di una donna, cocco» cominciò Rupert con un sorrisetto beffardo.
«Pensavo che l avessi imparato. Sono puttane sleali, tutte quante. Vanno con la luna.
Io per esempio...»
Donner gli allungò una pedata in una gamba. «Chiudi il becco e frugalo. La berta
l avrà nella tasca destra.»
Rupert trovò subito la Ceska e la busta con il denaro. Donner ci guardò dentro e
fischiò tra i denti.
«Quanto?» domandò.
«Duemila» rispose Fallon.
Donner sogghignò. «Dev essere quello che si dice un dono del Cielo.» Intascò la
busta e Rupert cominciò a far scorrere le mani sul corpo di Fallon. «Splendido»
sussurrò languidamente. «Un capriccetto con te me lo farei» e gli diede un buffetto
sulla guancia.
Fallon gli fece quasi perdere l equilibrio con una manata sul petto. «Toccami
ancora e ti spezzo il collo.»
Gli occhi scintillanti, Rupert riprese il fucile e abbassò il cane. «Uh, sentilo, il
maschione. Ma possiamo rimediare subito.»
Donner gli mollò un altro calcio, questa volta nel sedere. «Maledetta puttana
idiota, che cavolo stai facendo? Vuoi rovinare tutto, proprio adesso?» Gli diede uno
spintone. «Va a fare un po di tè. Sei buono solo a quello.» [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]